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al testo di Ramona Anamaria Secrieru
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C'è un tempo in cui si tenta inutilmente di riempire le crepe con un soffio. Quando sorridi disperatamente, è inevitabile - senti che dentro di esse c'è già
un castello di sabbia,
una chiesa con angeli piccoli e di nessuno ancora
e la patria di tutte le preghiere calligrafiate per tre quarti e sospirate per l'ultimo iconico passo tra la polvere e la neve:
“Pietà di me, Signore, abbi pietà di me”
sono così vicini e separati gli attimi sepolti nell'alto degli sguardi
toccati da una sola parola |
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